Silene vulgaris o inflata
Sclopìt o sclopét, Pistum (Ragogna)
Silene
Erba perenne con fusto eretto o leggermente piegato verso il basso, ramificato, alto fino a 50-60 cm.
Foglie lanceolate od ovali, quasi prive di picciolo, verdi cinerine, opposte.
I fiori sono apicali, bianchi con calice molto largo.
Il frutto è una cassula ovoide.
Piantina molto frequente in prati grassi e pascoli di montagna ed anche incolti.
Fiorisce da aprile a tutta l'estate a quote crescenti col progredire della stagione.
Non trova uso terapeutico, ma diffuso uso edule. Si consumano le cimette fresche e le foglie dal tipico gusto di pisello fresco. La raccolta non rovina la piantina che rigermoglia con facilità ed in continuazione. L'importante è non estirpare: ricordandosi il luogo di raccolta si può avere quindi sempre a disposizione verdura fresca.
Il nome è onomatopeico, poichè il fiore emette un caratteristico schioppettio se viene schiacciato, ed è un classico divertimento per i bambini.
La piantina entra a far parte delle gustose minestre primaverili, vera leccornia anche per i palati più esigenti.
Può essere mangiata anche cruda, sola o in insalate miste, cotta nei risotti negli gnocchi, nei sughi, in torte e strudel salati. Le cimette sono il massimo bollite e condite con olio e limone.
La loro dolcezza si abbina egregiamente coi funghi primaverili, tipo prugnoli, coprini, finferli, tutto a crudo.
Cotte invece si abbinano coi marzuoli, spugnole e primi boleti estivi con l'aggiunta, a piacere, di formaggio di malga.
Consigli culinari:
Frite: cotta con altre erbe spontanee e condita con olio e limone.
Frittata di silene: Lessare le fogli e le cime e unirle con uovo sbattuto, quindi cuocere in olio bollente.
Risotto: Rosolare in padella della cipolla, finemente tritata, in olio di oliva extravergine; aggiungere la silene e soffriggere per una decina di minuti, facendo attenzione che non " attacchi". Unire il riso, facendo amalgamare il tutto con l'aggiunta, se necessario, di un pò di brodo.
A cottura ultimata, per chi lo desidera, aggiungere una noce di burro e del formaggio del tipo preferito.
Mantecare e dopo alcuni minuti servire.
Curiosità: I calabroni hanno imparato a forare la base del fiore per suggerne il nettare.
La foto è stata scattata oggi 30 marzo 2012 lungo la vecchia strada asfaltata che porta a Paularo.
Giove pluvio ancora dorme; speriamo si risvegli al più presto, poichè dal punto di vista micologico nulla si muove.
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